La calura neretina e l’anti-mellonismo dilagante, in vero, esclusivamente, tra i non molti detrattori del primo cittadino Naretino sono il carburante ideale per una boutade di fine estate, da consumarsi sotto l’ombrellone; per fortuna, il numero degli appassionati di “minuzie semantiche” è tale che non si rischiano gli assembramenti, come si sa vietati al tempo del Covid – 19.

Ciò detto. Veniamo all’orrore presunto commesso da questa Amministrazione, che sembra meritare addirittura una interrogazione parlamentare e/o prefettizia rispetto ad una violazione di una legge presunta perché quest’ultima non è stata ancora emanata e non vi è traccia sulla Gazzetta Ufficiale è, tuttavia, da taluni ritenuto crimine contro l’umanità.

E’ invalso nella nostra città da parte di qualche “Cultore della legge fatta in casa” di far assurgere a fonte normativa la propria immaginazione, per cui assembrando qualcosa leggiucchiata qui e là, prevalentemente, sulle bacheche social di qualche leguleio improvvisato e, sulla base di forti convinzioni personali basate sul poco e niente mischiato con il nulla cosmico l’effetto come sempre è quello del boomerang, per cui qualcuno di cui non si conosceva l’ignoranza propria e del gruppo di appartenenza, grazie al cartello di spiaggia ne sappiamo qualcosa di più anche se a dire il vero i sospetti erano molti e piuttosto concordanti.

Ma restiamo ai fatti. Un cartello o un segnale hanno la funzione di segnalare le attività fruibili nello spazio segnalato oppure a vietarne altre. Per fare un banale esempio, se qualcuno vede un cartello con la scritta Farmacia dinanzi ad un immobile entrerà convinto di poter comprare farmaci e non sigarette; siamo tutti d’accordo sulla capacità informativa del contrassegno icone e diciture comprese.

Così come i parcheggi riservati ai “disabili”, consentiteci di usare la parola incriminata dagli “indignati locali”,  per il codice della strada art. 188, convenzionalmente e internazionalmente, sono contraddistinti dalla nota icona, ossia: la sedia a rotelle con l’essere umano dal sesso non identificato (il legislatore del codice della strada, senza volerlo, ha precorso i tempi e ha evitato segni identitari particolari; infatti il soggetto potrebbe essere, tranquillamente, una donna con i capelli corti e o qualcosa altro).

Il “delitto semantico” oggetto di “future” interrogazioni prefettizie, parlamentari e/o cardinalizie, atteso che la sedia a rotelle è universalmente scriminata, riguarda, quindi, il solo lemma “DISABILI”,  o forse, il fatto che ad usarlo siano stati gli aderenti al Mellonismo, colpevoli a prescindere: perché comunque  fascisti, post – fascisti o quasi fascisti, qualunque cosa dicano o facciano.

Del resto, c’era da aspettarselo, presi ad uno ad uno, questi “oppositori dei lemmi altrui” evidenziano tutti studi approfonditi della lingua italiana per non parlare del diritto, molti per eccesso di cultura hanno dovuto lasciare anzitempo “l’accademia della crusca”, scegliendo per umiltà francescana di deliziare i propri lettori di note, post e thread da premio pulitzer  sulle proprie bacheche social e su taluni noti blog locali.

Questi “superlalunghisti” sono inciampati, però, nel lemma, che doveva essere per loro il motivo del riscatto sociale, la ragione per la “crocefissione altrui”, dell’amato Mellone precisamente.

Su un sito specializzato ed autorevole, “disabili.com”, però, alla pagina https://www.disabili.com/amici-e-incontri/articoli-amici/disabilita-quali-sono-le-parole-corrette-da-utilizzare si legge: <<…Dovendo scegliere il termine corretto teniamo quindi sempre presente che la disabilità non è una malattia, bensì una condizione “momentanea” nella quale una persona non riesce a fare qualcosa, superabile se vengono messi a disposizione gli strumenti giusti. Per questo motivo sono assolutamente bandite tutte quelle parole che rimandano a un concetto di disabilità come sofferenza e dolore, impedimento o costrizione, incapacità.
Utilizzare il termine “diversamente” non migliora le cose e, anzi, crea ulteriore discriminazione. Dire “diversamente abile” o “con diverse abilità” lascia intendere che qualcuno sia comunque “diverso” dagli altri e quindi, in un certo senso, inferiore, per cui meglio disabile. Anche la negazione “non” davanti qualcosa è scorretto. Non per nulla, la stessa comunità dei sordi si dichiara appunto “sorda” anziché “non-udente”, così come i ciechi si auto definiscono “ciechi” anziché “non-vedenti
”.

A dire il vero, a differenza dei giureconsulti delle varie opposizioni candidati a sindaco e non, compresi i parlamentari con l’interrogazione pronta che, il contesto rende più glamour non ci risultano leggi, che limitino la possibilità di ricorrere alla iconografia convenzionale consuetudinariamente diffusa e nota per garantire una riconoscibilità di un’area, che diversamente potrebbe passare inosservata e quindi erroneamente riferibile a fruitori “normo-dotati” né esistono diciture vincolate alternative a quella usata nel cartello in questione.

Ha ragione la deputata Alemanno a ritenere che, il problema semmai è nella penuria di spazi idonei a rendere confortevole la fruibilità delle spiagge ai “disabili”.  Teoricamente tutti gli impianti di balneazione sono soggetti al rispetto del requisito della visitabilità come descritto nella Legge 5 febbraio 1992, n. 104: “le concessioni demaniali per gli impianti di balneazione ed i loro rinnovi sono subordinati alla visitabilità degli impianti ai sensi del decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236, di attuazione della legge 9 gennaio 1989, n. 13, e all’effettiva possibilità di accesso al mare delle persone handicappate”. Ed anche se ci sono delle oggettive difficoltà strutturali, la Legge 494 del 1993 indica che l’accessibilità deve essere garantita : “laddove esistano obiettive difficoltà strutturali e ambientali, accertate dall’autorità marittima competente, alla predisposizione di specifici accessi da parte di ciascun concessionario, l’accesso al mare da parte dei soggetti handicappati è comunque garantito dalla realizzazione di idonee strutture per tratti orograficamente omogenei di litorale. L’autorità marittima competente individua entro il 31 dicembre 1993 gli stabilimenti balneari più idonei a dotarsi delle strutture di cui al presente comma e promuove l’accordo con tutti i concessionari di stabilimenti balneari che insistono sul medesimo tratto omogeneo di litorale”.

Vediamo come la semantica del legislatore a distanza di pochi anni si è evoluta e il suffisso handicap e i suoi derivati, per fortuna, sembrano essersi dileguati dal nostro vocabolario.

Diversamente, ci sembra di rilevare che non sia stata colta l’occasione per questi webeti per apprezzare e misurare l’effettiva qualità dei servizi dello spazio riservato in una delle spiagge più belle del nostro litorale, per consentire a chi si trova più o meno momentaneamente in condizioni di difficoltà a superare barriere naturali e non di poterlo fare e quindi di usufruire alla stessa stregua dei così detti normo dotati di spazi ed infrastrutture ludiche, non sia mai di correre il rischio di dover fare qualche complimento a Mellone.

I signori e le signore, che sembrano avere un fienile in fiamme al posto del deretano (versione breve della coda di paglia) avrebbero fatto bene ad andare oltre il cartello e ad entrare nell’area incriminata ed eventualmente criticare disservizi o difformità rispetto agli standard attesi; le famose aspettative sulla qualità dei servizi, che molti cittadini vedono ancora una volta tradite da chi si candida ad essere alternativo a Mellone e che, nella peggiore o migliori delle ipotesi, dipende dai punti di vista, farà opposizione allo stesso; dimostrando sin dalle prime battute, di una breve e già stancante campagna elettorale, inadeguatezza a ricoprire entrambi i ruoli e solo Dio sa quanto bisogno ci sarebbe di una opposizione responsabile e preparata, non solo nella lingua italiana ça va sans dire.  

Le vere discriminazioni, ahinoi, si consumano con le barriere mentali e i pregiudizi che non necessitano di lemmi particolari, ma di banali strumentalizzazioni politiche ed elettorali della lingua italiana e su finte indignazioni fondate spesso sulla malafede ed ignoranza di molti e buona fede di pochi, che loro malgrado inciampano nei lemmi.