Non è difficile assistere a scene di delirio a volte collettivo, di comportamenti che poco hanno da spartire con le regole del codice della strada.  La presunzione prima di tutto!;  un denominatore comune che livella sotto la soglia della mancata sufficienza automobilisti poco ligi al rispetto di quel vivere civile dove l’ATTENZIONE dovrebbe essere un componente basico atta  ad evitare tragedie o scene di ordinaria follia .

L’automobilista medio ha una missione , quasi divina, che poco ci azzecca con San Cristoforo che a dire dei ben informati ha avanzato domanda al padre eterno di scrollarsi il fardello di essere il protettore degli automobilisti con giustificati motivi ovviamente:  sono loro a ripudiare un Santo in paradiso(!). 

Il corollario delle infrazioni legato a doppio filo con gli espedienti è scandaloso, non tanto per l’azione da condannare ma , di contro, dell’impunibilità, salvo rare eccezioni, certa quasi fosse un somma aritmetica.  Appare evidente che l’alfabetizzazione funzionale impera. Se tu automobilista non riesci , per pigrizia mentale; per scarso senso civico; per strafottenza a prescindere  a non rispettare le regole diventi un eroe quasi un mito con scaglie rare di poteri divini? Diventi a tua insaputa- salvo essere affetti da sadomasochismo o esibizionismo, spinto-  esempio per altri con la tua stessa convinzione, anzi ti emulano per sentirsi gruppo; branco; identità in quest’era dove l’individualismo impera. Le statistiche , di contro, su infortuni e affini è allarmante tanto da comprendere che il  problema è un modus operandi che ha contaminato tutti.

Dal portale del Ministero delle infrastrutture  e dei trasporti (link: https//:mit.gov.it/node/18093)  potete prendere visione la statistica sulla incidentalità nei trasporti stradali-rapporto 2022. Numeri che danno la dimensione tragica  del fenomeno a carico , tanto per non farci mancare nulla, del cittadino a cui spetta il costo sociale ( degenza, cure mediche, perdita risorse umane qualificate ect,ect).

Altra storia, poi, l’evoluzione tecnologica di autovetture e non solo. Tecnologia che ha migliorato o reso fruibile alle masse dispositivi atti ad attenuare la potenziale entità del danno che in parole semplici è l’azione per  anestetizzare la percezione soggettiva del rischio a cui il mio comportamento innesca con il calcolo delle probabilità: le regole stanno alla sicurezza come il mancato rispetto delle stesse stanno al danno certo. Quasi fosse un equazione di primo grado che se sei affetto da Alfabetizzazione funzionale serve a poco leggere la segnaletica verticale o orizzontale o peggio leggersi , salvo chat e affini , il rapporto sulla incidentalità nei trasporti : resti ignorante a prescindere ma buono a fare danni, ovviamente!

Meritoria di menzione sono gli sforzi , affidati ai cittadini che si costituiscono in associazioni finalizzate a divulgare la prevenzione, altra sconosciuta ovviamente. La prevenzione intesa a diventare consapevolezza soggettiva per ogni automobilista e oggettiva per ogni comunità in cui immagini, parole e testimonianze dirette fondamentali per colmare lacune e mettere sull’avviso in caso che si ripeti una situazione di rischio. Associazioni a volte prese in considerazione a volte date per scontate come una sagra di paese da classi politiche che non brillano per acume e da quel sottobosco pericolosissimo del comparto scolastico dove ricade la responsabilità di abbattere quell’alfabetizzazione funzionale sul nascere nel percorso formativo.

Una società ignava; una società anestetizzata dalle futilità che si affida al destino in quella sua personale deriva in cui a rimetterci siamo chiamati tutti, estremi compresi.

Soluzioni? Poche o pochissime visto che siamo in una Repubblica democratica garantista. A conferma , secondo i ben informati, di 250 mila regole a largo spettro per governare uno Stato (leggi ; Decreti Legge; decreti legislativi; Decreti ministeriali; Decreti del Presidente della Repubblica; ect, ect.) in continua proliferazione ad ogni legislatura tanto da pensare male che si stia giustificando il reato .

Occorre ricostruire di sana pianta un sistema prevenzionistico garantendo la certezza della pena a valle da quella cultura sulla prevenzione ignorata dai percorsi formativi scolastici e non solo. Tassativo la consapevolezza che occorre investire e rendere fruibile strumenti deterrenti atti a limitare l’imbecillità che purtroppo prolifica con una certa leggerezza : “fine pena mai?”