Le opere seicentesche giacciono in un deposito. 50 mila euro dalla Regione per il restauro
Gli affreschi delle lunette del chiostro di Sant’Antonio saranno presto restaurati e ricollocati. La Regione Puglia, infatti, ha ammesso a finanziamento l’intervento per un importo di 50 mila euro, nell’ambito di una graduatoria per il finanziamento di interventi di manutenzione straordinaria e restauro conservativo del patrimonio culturale pugliese.
“Da quasi 40 anni – sottolinea il sindaco Pippi Mellone – queste preziose opere pittoriche sono abbandonate al loro destino in un deposito. È una vicenda emblematica dell’approccio menefreghista di chi in passato ha governato questa città, salvo oggi spiegare a noi cosa serve, cosa e come bisogna fare. La presunta superiorità culturale che ostentano forse è questa, consegnare alla muffa le opere d’arte. Anche in questo caso siamo noi a occuparcene, a trovare le risorse, a salvare gli affreschi, a fare semplicemente quello che serve a Nardò”.
I dieci affreschi fanno parte di un ciclo pittorico di almeno 27 raffigurazioni che decoravano le lunette lungo gli ambulacri del quadriportico del chiostro, nel cuore del centro storico neretino, che oggi ospita il Museo della Preistoria di Nardò. Si tratta di opere di frà Giuseppe da Gravina (su uno degli affreschi compare la firma e l’indicazione dell’anno, il 1662), uno dei pittori pugliesi più importanti del XVII secolo. Un frate che si aggregò al manipolo di artisti che contribuirono a diffondere l’ideale estetico tipico della corrente francescana. Si rintracciano sue opere a Gravina, città natale, Francavilla Fontana, Lecce, Galatina, con le quali cerca di sintetizzare e intrecciare le glorie del francescanesimo con la munificenza delle famiglie committenti come gli Orsini a Galatina e gli Acquaviva a Nardò. Nel chiostro neretino, ad esempio, le pareti sono adornate con stemmi araldici, cartigli con iscrizioni relative ai dipinti e tondi con le rappresentazioni dei beati francescani.
Nel 1982, prima dei lavori finalizzati al recupero funzionale dell’ex convento, dieci di questi affreschi risultavano seriamente compromessi dai dissesti statici della struttura conventuale e dalle manomissioni provocate da interventi quali l’apertura di porte e finestre, la realizzazione di muri e l’installazione di impianti elettrici funzionali all’adeguamento della struttura a ospedale (che venne ospitato qui sino al 1962). Vennero staccati per garantirne la salvaguardia e la tutela e portati in un deposito comunale, dal quale però non sono più usciti, nemmeno dopo la conclusione dei lavori. Sono rimasti 38 anni adagiati su supporti in legno che a causa del peso e dell’umidità si sono deformati, lesionando ulteriormente la superficie.
I dipinti raffigurano Gesù Cristo risorto con la Madonna, san Francesco d’Assisi, san Domenico, santa Chiara, il martirio di San Pasquale Baylon, san Rocco, sant’Alzeario, santa Delfina, sant’Ivone, il beato Giovanni Re d’Armenia, il beato Enrico Re di Danimarca, il Trionfo di Santi e Beati francescani con Cristo risorto, mentre uno è ignoto e un altro, raffigurante una pregevole Madonna con Bambino, non esiste più.
Le figure religiose campeggiano centralmente dividendo la scena tra i fedeli spettatori e l’evento miracoloso o religioso. In alcuni casi la raffigurazione è forzata dalla geometria delle lunette, cosicché alcune figure appaiono distorte. Particolare cura emerge nella definizione degli abiti e degli accessori, così come spesso risalta l’enfasi nella raffigurazione paesaggistica che fa da sfondo alle scene. Negli spazi interni l’architettura appare sobria, spesso essenziale, ma costruita con un sapiente uso della prospettiva. Nonostante le alterazioni cromatiche dovute al tempo, i colori utilizzati sono piuttosto caldi.
L’intervento ha un costo complessivo di 61 mila euro (50 mila di finanziamento regionale e 11 mila di integrazione con fondi del Comune) e avrà una durata compresa tra sei e otto mesi. Gli affreschi verranno sottoposti preliminarmente a operazioni di preconsolidamento al fine di salvaguardare i frammenti pericolanti. Nel frattempo, le lunette del chiostro verranno liberate dagli intonaci contemporanei che ne presero il posto. Gli affreschi saranno poi ricollocati nella loro originaria sede e sottoposti a interventi di pulitura e rimozione degli strati sovrapposti alla pellicola pittorica, di risarcimento plastico di crepe e lacune mediante nuove stuccature, di integrazioni cromatiche e ritocchi pittorici.