Fa sorridere la presa di posizione di Collettiva Nardò, sigla dei “giovani” e dei cognomi noti della sinistra neretina, sulla decisione dell’amministrazione Mellone di concedere al demanio l’ex istituto agrario abbandonato da decenni. Parlano di riqualificazione, di progetti, di cose da fare e da non fare, come al solito a pochi mesi dalle elezioni – afferma Pierpaolo Giuri coordinatore di Difendere Nardò. Tutta questa voglia di fare nasce, guarda caso, alla vigilia di un appuntamento elettorale. Perché non prima o subito dopo? Il sospetto di un’operazione pilotata è forte e certe uscite lo dimostrano. Dimenticano, forse, di sostenere – che imbarazzo! – un candidato sindaco che da qualche decennio è sulla scena politica cittadina, con diversi ruoli chiave, soprattutto nell’amministrazione Risi, della quale non ricordiamo nessun intervento, nessuna progettualità e nessun “piano lungimirante per il benessere sociale”. Un comunicato pieno di parole vuote, un classico per certi ambienti progressisti. L’amministrazione Mellone, anche sul tema del recupero degli spazi, ha sempre anteposto i fatti alle chiacchiere – continua Ilaria Pisacane di Difendere Nardò:- ha spostato gli uffici comunali negli immobili dell’ex tribunale e del chiostro dei carmelitani, valorizzandoli da un punto di vista funzionale ed eliminando pesantissimi fitti passivi; – ha demolito l’inutile mostro di cemento dell’Incoronata, realizzando un parco al suo posto; – ha rimesso mano al Polivalente di via Cuoco, che era chiuso e inutilizzato; – sta per trasformare l’ex Antoniano (anche questo chiuso e inutilizzato) in un centro per l’autismo, ci sono già risorse e progetto; – ha riaperto parco Raho. 
Insomma, l’elenco è lungo. Forse – conclude la nota- la sinistra neretina quando parla di spazi per la socialità e per l’aggregazione intende luoghi in cui piazzare associazioni, sigle, ecc. che grazie ai “progetti” stipendiano qualcuno a spese dei contribuenti?
Quando si fanno delle proposte bisogna studiare e capire se si possono fare, con quali procedure tecniche e burocratiche e con quali fondi. Altrimenti rimangono parole vuote, specialmente se dette da chi è da vent’anni sulla scena politica.