“L’amministrazione comunale di Nardò è contraria a questo progetto e in questa fase condividiamo nella loro interezza le valutazioni negative espresse nel parere della Regione Puglia”. Sgombra il campo da ogni equivoco o incertezza l’assessore all’Ambiente Mino Natalizio in merito alla possibilità che alcuni terreni di località Maremonti, nei pressi di Boncore, ospitino un grande impianto agrovoltaico per la produzione di energia elettrica alimentato da fonte solare. Il Comune di Nardò, che pure rientra tra i soggetti coinvolti nella procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), non eserciterà in questo caso la delega della Regione Puglia ad esprimere un parere avendo la Regione stessa (con la sezione Tutela e Valorizzazione del Paesaggio) formalizzato il proprio, così come prevede la legge. Parere i cui contenuti sono pienamente condivisi dal Comune di Nardò.
“Il Comune di Nardò – spiega ancora Mino Natalizio – ha già detto no in altre occasioni, con progetti dello stesso tipo e nella stessa località. Come giustamente rileva la Regione, l’impianto si configura come un elemento estraneo e incongruo rispetto al paesaggio e comporta un’artificializzazione del contesto. Rischiamo per vent’anni di trasformare tutto: il paesaggio, la qualità dell’ambiente e l’identità storica e culturale. Tra le altre cose, rientra nel cosiddetto “cono visuale” di Portoselvaggio, che non ammette impianti così grandi. Coni che sono stati fortemente voluti dal sottoscritto e richiesti alla Regione qualche anno fa in occasione di un altro tentativo di “assalto” al territorio con un progetto di impianto dello stesso tipo e nella stessa zona.
Questa è un’area a forte vocazione agricola, caratterizzata da oliveti e seminativi e già segnata purtroppo da interventi edilizi che sono isolati, ma che frammentano l’identità rurale del luogo. A pochissime centinaia di metri da Maremonti c’è un sito di interesse archeologico, Li Schiavoni, sul quale il Comune ha investito con un cofinanziamento per la campagna di scavi.
Installare un enorme specchio con 117 mila pannelli è una cosa che contrasta, oltre che con le norme, con i più elementari principi di buon senso. Continuo a pensare che la strada giusta sia quella di favorire il fotovoltaico delle abitazioni e non le enormi distese di pannelli nel cuore di aree come l’Arneo. Vanno fatti in aree degradate o comunque già fortemente caratterizzate da attività antropiche, nelle quali la riconversione energetica diventa un valore”.