Il 30 gennaio 2025 alle ore 10:00 presso il teatro comunale di Nardò si terrà un convegno sulle modifiche del nuovo codice della strada organizzato dall’Associazione alla conquista della vita per le vittime della strada”. Moderatore l’avvocato Vincenzo Renna. Interventi : dott,ssa Lucia Tondo dirigente della polizia stradale di Lecce, il dott. Cosimo Tarantino comandante del corpo di polizia locale di Nardò e il dott. H.C Walter Gabellone presidente dell’associazione organizzatrice il convegno. Non meno importante la partecipazione delle scolaresche e cittadini a cui è rivolto il convegno. Un momento di partecipazione che crediamo sia utile per comprendere il concetto di prevenzione con tema la sicurezza stradale.

Vi proponiamo di seguito il nostro punto di vista sull’argomento prevenzione.

Secondo un adagio coniato alla metà del 1600 dal medico modenese alla corte degli estensi Bernardino Ramazzini, estratto dal libro del 2015 di Franco e Giuliano, la prevenzione è molto meglio che ogni conseguente cura. Non si hanno notizie di adagi antecedenti a questa paternità che racchiude probabilmente dopo oltre 400 anni una verità assoluta: La prevenzione è tutto, in ogni campo che sia di natura sanitaria, ambientale, lavorativa e di sicurezza stradale.

Prevenire nell’attuale società votata alla superficialità di non percepire i pericoli non è una faccenda a buon mercato. Una società deve investire in progettualità formativa e legiferare regole atte a stabilire uno stretto legame tra il dire e il fare.

La storia testimone di questi “nobili intenti” ha documentato, di contro, che la prevenzione è stata ed è una chimera assoluta. Possiamo parlare di una prevenzione imposta ma che lascia ampi margini di manovra per aggirare regole e comportamenti deputati a prevenire un danno.

Nella metà del secolo scorso la prevenzione dettata più per le perdite del capitale umano nel settore lavorativo, ha “sensibilizzato” chi deputato a legiferare a “sfornare” accrocchi normativi con indirizzo a vietare azioni pericolose senza porsi il problema che senza una cultura a monte tutto resta sulla carta e poco sull’azione a prevenire.

Un ginepraio di normative, (codici, decreti legge, decreti ministeriali, decreti del presidente della repubblica e leggi) atte , secondo i ben pensanti, a giustificare il reato visto come il “dispersivismo” normativo ha dato libertà di azione a delinquere.

Una società che si è plasmata in una cultura parallela alle regole assimilando la tesi: “predicare bene ma razzolare male”.

Tesi sostenuta e aggiornata dalle tabelle numeriche figlie di madre certa: Delinquere. Tabelle sfornate con puntigliosa ciclicità dall’ISTAT (l’istituto di statistica nazionale) organo tecnico dello Stato che riassume, numericamente, lo stato dell’arte nel caso specifico di prevenzione che viene attuata o meno nella nostra nazione paragonando i dati con i nostri vicini di casa in Europa.

In fatto di sicurezza stradale i dati ci classificano noi italiani come un popolo che di virtù a ben poco da sbandierare in fatto di prevenzione. Siamo una nazione con un’alta incidenza di mortalità per incidenti stradali, oltre il 51% nel 2023. Un dato a confronto negli ultimi tredici anni un tantino confortante visto che nel 2010 viaggiavamo a oltre il 68% .( riferimento dati ISTAT 2023 per mortalità incidenti stradali).

 Numeri che potrebbero appartenere ad un conflitto bellico ma realmente, con i piedi ben piantati per terra, è un dato, allarmante, che appartiene nella vita quotidiana di una nazione (!)

Adoperarsi a prevenire è soprattutto un modo di vivere nel rispetto di se stessi prima e della propria comunità e non un modo di imporsi delle regole. Le regole sono linee guida ma resta a noi assimilarle e renderle parte integrante del nostro modo di agire. Se ognuno di noi non seguisse delle regole dovremo seriamente preoccuparci di sopravvivere ogni giorno solo per il fatto di svegliarci ed eseguire azioni automatiche che potrebbero, con la leggerezza mischiata alla disattenzione, essere causa effetto e degenerare in un infortunio.

In questi giorni si parla moltissimo del nuovo codice della strada. Ha indispettito non poco per le sue ristrettezze, secondo madre Delinquere ovviamente, chi al giro di vite dovrà venir meno alle sue cattive abitudini o ad azioni pericolose come l’uso del monopattino senza protezioni e affini o l’uso, non abuso!, scontato del cellulare alla guida.

Per non parlare della metastasi nell’uso, non abuso! , di alcool e droghe divenuto un modus operandi di ardua estirpazione . Insomma una bella gatta da pelare per chi è deputato al controllo sul territorio che si avverte sempre più abbandonato al libero arbitrio.

Si avverte da tempo come, effetti collaterali di una pessima politica, lo Stato abbia deciso di riconoscere ormai maturi ergo responsabili i propri cittadini dimenticandosi che senza una cultura sulla prevenzione assimilata e attuata e vigilata tutto è pura utopia a distanza di 70 anni della costituzione della “giovane” Repubblica italiana. Questa sensazione si tramuta nell’impellente esigenza di adoperarsi volontariamente per arginare derive unendosi in associazioni per colmare vuoti istituzionali e rendere visibile, palpabile il problema.

Ovviamente non possiamo generalizzare se riusciamo ad arginare quel valore percentuale di decessi con un 49% di cittadini di buon senso e culturalmente praticanti del termine prevenzione. Resta ovviamente la verità nuda e cruda sotto gli occhi di tutti.

Si fa poca informazione e formazione e quella che viene effettuata è insufficiente, soprattutto nei comparti formativi. Poco o nulla rispetto alla platea di cittadini è stato fatto non è sufficiente una manifestazione a tema occorre farne molte di più. Occorre investire nel capitale umano alla sua formazione. Primario seguire un percorso graduale alla formazione di una società dove necessita iniettare la cultura della prevenzione e non propinarla come una materia extra scolastica.

Un convegno è tempo investito in prevenzione .

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